I sensi del senso
“Mi ha lasciato l’amaro in bocca”, “Non potevo credere ai miei occhi”, “Ha fatto un’azione disgustosa”, “Ha fatto le orecchie da mercante”, “In questo periodo è intoccabile”… i nostri sensi sono la porta di accesso alla realtà esteriore, ma li usiamo di frequente per descrivere il nostro vissuto interiore. Eppure, tante volte restano sullo sfondo della nostra coscienza, della nostra consapevolezza. Come il traffico, il respiro, le nuvole, il pane, le strette di mano, e poi innumerevoli altri gesti, rumori, scene che costellano il nostro quotidiano e ai quali siamo assuefatti tanto da non farci più caso, anche i nostri sensi sono parte della nostra routine e vengono alla ribalta solo nel momento in cui un’esperienza straordinaria – disgustosa o piacevole – li accende. Così a Div.ergo abbiamo pensato di concentrarci per un mese e mezzo proprio su di essi per la nostra rubrica “Quattro passi nell’animo”, partendo dalla storia filosofica “La storia degli odori” di Ermanno Bencivenga.
“Un percorso insolito, tipo SuperQuark: abbiamo sentito profumi e puzze” esordisce Laura, “Lasciamo stare per favore! Per me è stato più bello quando abbiamo assaggiato le cose: a me è toccato il piccante, non me lo scordo!” continua Giulio. “Tatto” esclama Gabriele, gesticolando, per dire dell’esperienza che lo ha preso di più, quella della scatola nera dentro cui, tastando, riconoscere un oggetto, ma anche quello che tra i suoi sensi gli è stato riconosciuto dai suoi colleghi come difettoso, poco delicato. E ancora Lucy: “Abbiamo riflettuto su quello che sentiamo ogni giorno: rumori, profumi, cose ruvide…”. Andrea è stato uno di quelli più coinvolti per aver potuto parlare con gli altri in maniera estesa e approfondita delle sue difficoltà nell’udito, di come le supera, contento di vedere gli altri colleghi interessati ad imparare la LIS, la Lingua Italiana dei Segni.
“Io ho capito come funzioniamo, come funzionano i nostri sensi, non mi era mai capitato prima”, dice Alessandra M, accompagnando questa frase con un sorriso lieve, come fosse una confidenza. “A ciascuno è stato riconosciuto un senso difettoso: a me hanno detto la vista perché ho gli occhiali” dice Arianna. “Però gli altri sensi collaborano per migliorare i difetti: abbiamo fatto il gioco del leggere il labiale ed è stato divertente” aggiunge Federica. Valentina M è una delle più forti in questa disciplina e in sequenza supera il test azzeccando “gioia”, “fiore”, “Frigole”. Valentina T è in vena di riflessioni: “Secondo me questa esperienza ci ha permesso di capire come alcune persone, come Andrea Bocelli, fanno quando hanno problemi con uno dei sensi, e pure di conoscerci meglio tra di noi, perché ne abbiamo uno che funziona peggio di altri”.