2020-2021: Ininterrottamente insieme
Dicevano che non era possibile
E che lo sforzo sarebbe stato inutile
E invece eccoci qui….
Perché si può vedere
Persino in questa nebbia
Che a rimanere insieme
Magari poi stavolta qualcosa cambia…
Così cantava Silvestri nel 2019: un singolo a cui sono molto legata e che, di recente, ho associato anche all’esperienza del laboratorio.
2020 e 2021 sono anni che speriamo tutti di ricordare come eccezionali, a cui speriamo tutti di non dover mai tornare per il carico di male, di paura, di morte che hanno portato con sé.
Il Laboratorio, in questo tempo, dopo un iniziale momento in cui siamo stati frastornati, sgomenti, ha ripreso a funzionare come sempre e, nel secondo periodo di chiusura, come ogni ambiente di lavoro, ha scelto di restare aperto. Certo, soltanto per i lavoratori, che riprendevano pennello, colori e resina in mano; chiuso ai clienti, ma illuminato e con tutti gli artisti alle loro postazioni, attenti solo a non sovraffollare gli ambienti. Su Corso Vittorio Emanuele, in quel periodo, eravamo l’unico negozio con la saracinesca sollevata. Quasi un avamposto di speranza.
“Vedere che c’eravate mi ha dato luce”, ci ha detto un cliente che quotidianamente ci sorrideva dalla vetrina; “Trovarvi aperti, oggi, mi commuove. Come avete fatto a resistere?”, ci ha chiesto con voce rotta dall’emozione un turista veneto che è tornato a Lecce con la sua famiglia, dopo 3 anni, ed è subito venuto a cercarci.
Non è stato facile, ma noi non abbiamo mai pensato di chiudere. E questo perché le realtà che diffondono la Vita sono un po’ come l’acqua: in certi periodi possono avere un corso carsico, in altri possono ridursi a rivoli quasi impercettibili, ma penetrano e riempiono quei terreni pronti ad accogliere quanto rigenera e fa rifiorire.
Abbiamo attraversato il secondo lockdown a porte chiuse, quindi, ma a luci accese, con tanta voglia di ritornare liberi. E poi, liberi siamo ritornati: tutti presenti, tutti al lavoro, tutti con qualcosa di diverso nel cuore e nei modi di fare, qualcosa che si è rivelato e continua a emergere, ad affiorare anche in questi mesi.
Alle prese con tanti ordini, ho chiesto agli artisti di essere rigorosi negli orari, di non mancare per motivi futili, di tenere il ritmo di lavoro. All’inizio, qualche perplessità: “Quindi non posso decidere di rimanere a casa il sabato mattina?”; “ma se il pomeriggio non mi va di venire, non posso?”, “E se faccio tardi, per aspettare un’amica che succede?”. Dinanzi ad un no motivato e chiaro, dopo un’esperienza in cui è stato necessario fare i conti con le conseguenze, ho visto prendere forma, pian piano, una responsabilità e una consapevolezza del proprio compito, delle scadenze, dell’organizzazione generale, del valore della collaborazione mai visti prima. Il gruppo dei pittori è stato disponibile a fare gli straordinari, quando la data di consegna di 80 o 110 pezzi dipinti, cotti e confezionati richiedeva un’accelerata; tutti hanno assolto ai propri compiti di riordino, pulizia e cura del Laboratorio senza dover essere pregati; ciascuno, nel lavoro, ha trovato i colleghi attenti e pronti a intervenire quando era necessario un aiuto, un favore, una collaborazione. E anche il viaggio, che finalmente abbiamo potuto fare, sulle orme di Modigliani e di Paganini, ha visto un gruppo che in termini di autonomia e consapevolezza ha fatto un balzo in avanti davvero notevole. Prossima meta sarà, allora Parigi!
Sì, per noi, dopo il lockdown, qualcosa è davvero cambiato.
Maria Teresa Pati