Fotoartista - Gabriele

gabriele

La sua risata fragorosa sembrerebbe un buon punto di inizio per raccontare Gabriele. D’altra parte, quando arrivi a Div.ergo, è molto probabile che tu lo senta molto prima di vederlo.
È una persona che ride, è la definizione secca di Mattia.
Ma negli appunti dell’intervistatore, l’argomento non ha lasciato molte altre tracce.

Allora ricominciamo. 

Quando guardo lui mi fa tenerezza, mi fa rendere felice per la giornata. 
È così che Mattia prosegue nel suo personale ritratto del collega.
Nelle lunghe ore trascorse insieme, gli occhi si posano sugli altri e sanno carpire, oltre gli aspetti più chiassosi, quei segreti che affiorano in silenzio, senza gran bisogno di parole o risa rumorose. Poco importa se Gabriele ha qualche difficoltà nel modo di parlare, bisogna dargli una mano, come sussurra Aurora. La relazione sa trovare i suoi linguaggi. È una persona che collabora, che dà una mano. A Pierluigi, tra l’altro.Quando c’è bisogno di una mano, aiuta, si presta, sottolinea Lucy.
È un compagno di viaggio e un bravo collega, aggiunge ancora Aurora.Quasi tutti i giorni si preoccupa di un amico. Dice: “Tutto bene? Come stai?”, racconta Andrea.

E qui si conceda all’intervistatore la licenza di un sorriso, perché quel “Tutto bene?” è il benvenuto di Gabriele ad ognuno, il suo biglietto da visita, e quasi sembra di sentirle quelle due parole mentre le dita battono sui tasti.
Una delicatezza che provoca al contraccambio.

Quando sta male ci preoccupiamo di lui. Gli do una mano, perché poi si arrabbia, se la prende con se stesso quando sta male, ci dice Mattia.
Anche Federica, che non manca di bacchettare i colleghi quando se lo meritano, specie in occasione dei loro ritratti, aggiunge al suo solito tono canzonatorio una nota di affetto, quando ricorda le défaillance del collega. Quel signorino non si pulisce le mani quando pesa la resina. Io ho detto: “Pulisci le mani, santo cielo! Soprattutto il bianco si sporca.” Gabriele non vuole capire certe cose, io mi arrabbio con lui. Se è capatosta? Sì, secondo me sì.Anche Lucy, che non si può dire la più prodiga di parole affettuose, si lascia sfuggire un po’ di ammirazione, come se facesse il tifo per il suo collega: è bravo a prendere la corriera. 
È più autonomo, si inserisce Federica.
Esce presto la mattina – continua Lucy – qualche volta lo vedevo per strada. Si affeziona molto alle persone: quando prendevo la corriera con lui, salutava tutti.

Vito Paradiso

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