Vincent, un artista tra artisti
Sette lettere appese, contornate di girasoli in resina. Poi un piatto nero esposto in vetrina con gli Iris. Questa è la traccia visibile del passaggio di Vincent Van Gogh nelle stanze del Laboratorio e dell’Officina. Ma ciò che ha lasciato la storia del pittore olandese tra i nostri tavoli è molto più pregnante e intimo, se recuperato dalle parole e nella memoria dei nostri artisti che per due mesi lo hanno studiato e conosciuto.
Come in vita, Vincent suscita un mix di sentimenti contrastanti: lo stupore per ciò che ha vissuto e realizzato, da un lato. Ognuno dei nostri artisti cita e spiega uno dei quadri di Vincent e ne ricorda dettagli e caratteristiche: “I mangiatori di patate, aveva quei colori scuri”, dice Federica; “Il ramo di mandorlo…” dice Alessandra M.; “…dipinto quando è nato il nipotino!”, aggiunge Valentina. “Amava fare i ritratti e i panorami”, spiega Lucy. “I Girasoli… il giallo!”, aggiunge Valentina M.
Anche la sua vita emerge per flash nitidi: “È stato con i lavoratori in miniera” (Federica), “parlava loro di Gesù, li voleva sollevare dalla tristezza” (Arianna), “Aveva la meraviglia di guardare l’universo e la natura” (Laura), “ha dovuto cambiare molti lavori, la sua vita non è stata semplice” (Valentina T.).
Ma c’è anche la difficoltà a collocarlo precisamente. C’è qualcosa di ineffabile nella passione che anima gli artisti di Div.ergo nei confronti di Vincent Van Gogh. Per esempio, sono discordi nel dire se un laboratorio come il nostro sarebbe di suo gradimento: “No, è una persona scorbutica, scontrosa”, afferma Laura; “Gli piacerebbe, ma lui amava lavorare all’aria aperta, in campagna”, riflette Valentina. Altri sono più possibilisti o vedono la cosa da un punto di vista più pratico: secondo Giulio “Ci avrebbe dato una mano per dipingere, insegnandoci le sue tecniche” e Giuliano lo immagina bene al tavolo dei ceramisti (“Lui è molto bravo a dipingere, si sarebbe trovato bene a collaborare con noi”).
Ciò su cui nessuno ha dubbi, però, e su cui ad un certo punto si focalizza l’attenzione di tutti è la bellezza del rapporto con il fratello. “Fratello Theo!”, è la risposta di Gabriele alla domanda su cosa gli fosse piaciuto di più della storia di Vincent. “Andava d’accordo con il fratello!”, dice Lucy. “Si scrivevano tante lettere! – aggiunge Federica – e si aiutavano”. E Andrea ricorda il numero delle missive che i due si sono scambiati, e poi Alessandra parla dei quadri che Theo vendeva per conto di Vincent, perché sapeva che era bravo. Quello che resta più vivo è la forza di costruire a lungo un legame così profondo, ciò che ciascuno di noi ammira e desidera.
Gianluca Marasco